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Paesaggio Mentale 69 di Tagliazucchi è un’opera che cattura l’essenza di una frontiera, un confine tra ciò che è visibile e ciò che è percepito. Il colore domina la scena con tonalità calde, infuocate, che evocano un tramonto o un ricordo sfumato, mentre i segni neri verticali si ergono come barriere fragili, recinzioni sospese tra il reale e l’immaginario. C’è tensione nell’aria, un’energia che si insinua tra le linee sottili e spezzate, un equilibrio instabile tra fermezza e dissolvenza. Lo sfondo è morbido, sfumato, quasi evanescente, ma le strutture scure resistono, creando un contrasto che sembra raccontare di limiti, di separazioni, di territori fisici e mentali. Il tratto gestuale e spontaneo aggiunge un senso di movimento, come se il paesaggio stesse respirando, mutando sotto lo sguardo dello spettatore.
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Non c’è una narrazione fissa, solo un’intuizione, una sensazione di qualcosa che esiste oltre la materia, oltre la linea dell’orizzonte, un invito a perdersi nei confini dell’invisibile.
Maria Stone. critica d'arte
Acrilico su carta Frabiano 52x38 cm
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