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Metafora N°227 è un’opera che incarna la tensione tra frammentazione e ricomposizione, tra caos e struttura. Le superfici sovrapposte, spezzate e riordinate, creano un gioco di equilibri precari, dove ogni elemento sembra lottare per trovare il proprio posto all’interno della composizione. Il nero e il viola dominano la scena, conferendo un senso di profondità e mistero, mentre le tracce luminose di rosso e blu tagliano lo spazio come fenditure, suggerendo connessioni invisibili tra le parti.
Il collage diventa un linguaggio di stratificazione, in cui ogni pezzo porta con sé la memoria di un’altra forma, di un altro tempo, come un palinsesto di esperienze visive.
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Gli elementi geometrici interagiscono tra loro con angolazioni dissonanti, creando un senso di movimento trattenuto, un’energia sospesa. Alcuni frammenti sembrano emergere, altri sprofondare, dando vita a un paesaggio mentale in continuo mutamento, dove la percezione dell’insieme si ricompone e si dissolve a ogni sguardo. L’opera è una metafora visiva della complessità della memoria e dell’esperienza umana: nulla è lineare, tutto è ricostruito attraverso stratificazioni, sovrapposizioni e cesure. La realtà non è unitaria, ma il risultato di connessioni fragili, di equilibri momentanei tra forze opposte.
Metafora N°227 invita lo spettatore a perdersi nei dettagli, a cercare un filo conduttore tra i frammenti, accettando che il significato possa risiedere proprio nell’instabilità e nella tensione tra le parti.
Maria Stones, critica d'arte
Acrilico su carta Frabiano su panello PVC 70x70 cm
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